Spesso negli ultimi mesi a causa della crisi economica che ha investito l’Italia e diversi altri Paesi che fanno parte della zona Euro, abbiamo sentito parlare di Rating.
Il rating è in una buona sostanza un indice attraverso il quale viene data una valutazione del rischio finanziario di una determinata impresa, di uno Stato oppure di un titolo obbligazionario qualsiasi. A seconda della solidità economica e quindi in base al rating i titoli obbligazionari oppure le altre entità sopra descritte, vengono classificate in varie fasce. Viene stabilito dalle cosiddette agenzia di rating come ad esempio Standard and Poors, Moody’s e Fitch e in un buona sostanza offre una indicazione, tenuta tra l’altro molto in considerazione dai mercati finanziari, sulla capacità di solvibilità del titolo oppure di un Stato nel tenere fede ai propri obblighi ed ossia ai crediti da pagare. Prendiamo ad esempio il caso dell’Italia che nel corso degli ultimi 12-18 mesi ha visto sovente venire abbassato il proprio rating da parte delle agenzie suddette. Questo ha comportato che agli occhi degli investitori internazionali, il Governo italiano venisse visto come un debitore non in grado di pagare i soldi chiesti a prestito precedentemente.
A sua volta il declassamento ha comportato un aumento dello spread ed ossia del differenziale tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi. In pratica, ciò significa che prestare i soldi all’Italia è molto rischioso ed in ragione di ciò, occorre richiedere un tasso di interesse maggiore. Quindi l’Italia è costretta a rifinanziare il proprio debito pagando interessi talmente alti che nel medio e breve periodo, il perdurare di questa situazione potrebbe portare ad un default. Lo stesso discorso vale per un qualsiasi titolo borsistico.
La valutazione di questo parametro non ha regole definite piuttosto si basa su confronti che vengono fatte ad esempio tra un Paese virtuoso ed il Paese oggetto della valutazione. Chiaramente un Governo che ad esempio, nonostante sia sommerso dai debiti continui a non mettere un freno alla spesa pubblica oppure agli sprechi della classe politica, necessariamente andrà incontro ad un taglio del rating con tutto quello che ciò comporta. Nel caso dei titoli azionari vengono tenuti in conto alcuni aspetti come la struttura finanziaria dell’azienda, l’affidabilità dei manager che la gestiscono, la redditività e tanto altro ancora. Infine, va sottolineato come il metodo di valutazione del rating è talmente a discrezione degli analisti di una società che opera in tale ambito, che spesso desta proteste da parte del soggetto valutato fino ad arrivare a delle indagini della Giustizia in merito come successo qualche mese fa in Italia.