Gli istituti di credito difficilmente si commuovono davanti a coloro che presentano forti difficoltà con le rate del mutuo. Risulta essere per questo, quindi, che è stata pensata la rinegoziazione del mutuo, per ripensare alla propria soluzione di prestito e quindi cercare di ottenere dei benefici. Solo dalla concorrenza fra le banche, infatti, si possono cercare dei benefici economici.
Non dimentichiamo, però, che nonostante la rinegoziazione i mutui dilazionati maturano lo stesso gli interessi, e questi vanno corrisposti, così come esplicato nella convenzione stipulata tra ABI e Governo, ormai anni fa.
Per esempio, per rinegoziare un prestito a tasso variabile sulla prima casa, occorre considerare quattro criteri, ossia:
la rata del mutuo a tasso variabile viene sostituita con una rata a tasso fisso, calcolata in base al tasso medio dell’anno fiscale precedente e quindi concluso;
lo scarto fra i due importi (quindi tra la prima rata e la rata rinegoziata) viene inserita nel mutuo rinegoziato, ma dilazionata nel tempo e per tutta la durata del nuovo prestito, fino alla sua estinzione;
in caso di aumento degli indici medi dei tassi, l’aumento corrispondente viene dilazionato.
nel caso contrario, di riduzione dell’importo dei tassi, si torna alla rata precedentemente stipulata.
Il cliente della banca che rinegozia il suo mutuo può trarre numerosi benefici dalla dilazione dell’importo del mutuo restante. La sostituzione della rata variabile con la rata fissa comporta una riduzione immediata : ciò mette il debitore al riparo dal rialzo dei tassi d’interesse.
Solo chi è in grave difficoltà nel corrispondere le rate può trovare convenienza nell’aderire alla rinegoziazione, ovviamente pagando in futuro, si intende. Altrimenti, potrebbe essere più conveniente ottenere condizioni davvero più favorevoli contrattando con altre banche e sfruttando la “portabilità” introdotta dal decreto Bersani.