I Pronti contro Termine (PCT o P/T) sono un’operazione di investimento a breve termine, ed è classificata tra gli strumenti del mercato monetario.
Questo particolare tipo di operazione consiste in una vendita di titoli per contanti, ed in un contestuale impegno vincolante, da parte del venditore, al riacquisto degli stessi ad una successiva scadenza prefissata e ad un prezzo preventivamente stabilito.
In sostanza i PCT sono un’operazione in cui un soggetto (normalmente una banca) cede un certo numero di titoli ad un acquirente vincolandosi a riacquistarli ad un prezzo superiore (comprensivo di interessi) e ad una data predeterminati. L’acquirente acquista in contanti (pronti) con lo scopo di ottenere un profitto alla scadenza (termine).
Analogamente a ciò che accade per i BOT, il profitto per l’acquirente è dato dalla differenza fra il prezzo di riacquisto a termine e quello di vendita iniziale, che di norma la banca riconosce nella forma di interesse anticipato sul prezzo di acquisto dei titoli (per esempio prezzo di acquisto 98, valore nominale a termine 100).
Il meccanismo dei Pronti contro Termine può essere rappresentato come segue:
pronti contro termine
I PCT sono strumenti che consentono ad un Istituto di Credito di raccogliere liquidità in tempi brevi, utilizzando come garanzia titoli (generalmente titoli di stato) presenti nel proprio portafoglio, mentre per l’investitore si tratta di una alternativa all’investimento in BOT o conti deposito, liquidabile a breve termine.
Normalmente non sono previsti costi di sottoscrizione, tuttavia per acquistare un Pronti contro Termine bisogna disporre di un deposito titoli, e quindi essere titolare di un conto corrente bancario.
Ciò può implicare il pagamento di una commissione di gestione del deposito titoli, oltre alla tassa governativa, e ciò può rendere l’operazione poco conveniente per il piccolo risparmiatore, soprattutto se la cifra da investire è minima.
Durata dei PCT
La durata del contratto PCT può variare da un minimo di una settimana a qualche mese, e comunque non supera i 12 mesi.
Questa operazione non espone la banca al rischio di rimborso anticipato, essendo normalmente preclusa al cliente la facoltà di richiedere lo smobilizzo dei titoli prima della scadenza convenuta.
Alcuni istituti possono tuttavia prevedere questa eventualità prevedendo una penale per l’estinzione anticipata, che solitamente corrisponde alla trattenuta degli interessi non maturati sul titolo sottostante fino alla data di scadenza.
I Pronti contro Termine non sono strumenti quotati e non hanno un mercato di riferimento, quindi non possono essere ceduti o venduti ad altri prima della scadenza prefissata.
Il Rendimento
Nel Pronti contro Termine non esiste una uniformità assoluta dei tassi di rendimento offerti alla clientela, e l’interesse riconosciuto all’acquirente viene determinato in base a diversi fattori, tra cui la forza contrattuale delle parti e la politica di raccolta di liquidità perseguita dalla banca nelle diverse fasi congiunturali.
Di conseguenza l’interesse non è necessariamente proporzionato alla durata dell’investimento, o addirittura, secondo le esigenze di liquidità della banca, può accadere che un PCT a un mese sia proposto con un interesse maggiore di un altro a scadenza superiore.
Chi utilizza i PCT?
Come dicevamo i PCT sono strumenti monetari a breve termine, e come tali si indirizzano a soggetti diversi, con obiettivi diversi:
1) I Risparmiatori perseguono l’obiettivo di impiegare il proprio denaro con scadenze ravvicinate ed a tassi paragonabili ai valori del mercato monetario (BOT), con il vantaggio di conoscere già in partenza il profitto ottenuto dall’investimento.
2) Le Aziende possono ricorrere ai PCT per ottenere liquidità a breve termine, a fronte di uno smobilizzo temporaneo di titoli posseduti nel proprio portafoglio. In questo caso l’acquirente è normalmente un Istituto di credito, che in questo modo può concedere un finanziamento a breve, che si estingue con la vendita a termine del medesimo ammontare di titoli.
3) Gli Intermediari finanziari utilizzano i PCT allo scopo di procurarsi liquidità o anche come strumento di raccolta di denaro.
4) La Banca d’Italia, in merito ai PCT, può assumere alternativamente sia il ruolo di venditore che di acquirente in base ai fini perseguiti, e cioè indirizzare i tassi di interesse e controllare la base monetaria.
Rischi connessi ai PCT
I Pronti contro Termine non sono garantiti dal Fondo interbancario di tutela dei depositi, e quindi espongono l’acquirente a due tipi di rischio:
quello di controparte
quello dell’emittente
Il rischio di controparte consiste nella possibilità che l’Istituto di Credito che ha ceduto il titolo sottostante il PCT non sia in grado di ricomprare i titoli alla scadenza. In questo caso l’acquirente resta proprietario del titolo e quindi, se quotato, può rivenderlo ai valori di mercato, non necessariamente rimettendoci.
Il rischio dell’emittente consiste nel pericolo di insolvenza o fallimento da parte dell’emittente del titolo sottostante, ipotesi che automaticamente annulla il valore del titolo. Questo rischio solitamente è a carico della banca che ha proposto il PCT, tuttavia è sempre opportuno verificare che, sul contratto, non siano previste eventuali clausole che esonerano la banca dall’obbligo di riacquisto alla data di scadenza.
L’ipotesi peggiore è sicuramente quella in cui controparte ed emittente coincidono, e cioè quando il titolo sottostante è costituito da un’obbligazione della stessa banca offerente il PCT.
Per ridurre i rischi quindi è sempre opportuno, prima di sottoscrivere un PCT, verificare la solidità del titolo sottostante e l’affidabilità sia della controparte che dell’emittente, magari verificando anche il giudizio sul grado di solvibilità espresso dalle agenzie di rating.